Aumenta il lavoro. Ma è sempre più low cost. E manca il tempo per dare qualità. La strana crisi del doppiaggio. Che se non si reinventa rischia di sparire.
Senza di loro il «Francamente me ne infischio» di Clark Gable in Via col vento non sarebbe diventato immortale. E chissà come sarebbe stato Il Padrino se Marlon Brando non avesse pronunciato la celebre «Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare».
A rendere eterne le due battute che l’American film institute considera tra le migliori della storia del cinema, non sono stati solo gli attori Usa. Pure i doppiatori, almeno in Italia, hanno fatto la loro parte.
PROFESSIONE IN CRISI. Peccato, però, che ormai i circa 1.000 professionisti e le circa 50 aziende del settore sparsi in Italia siano destinati a estinguersi, almeno per come siamo abituati a conoscerli, per colpa del crollo degli introiti pubblicitari e della onnipresente recessione economica. Ma anche per la concorrenza del doppiaggio low cost che, come ammette a Lettera43.it Mario Paolinelli, vicepresidente dell’Associazione italiana dialoghisti e adattatori cinetelevisivi (Aidac) e con all’attivo traduzioni per il cinema come Nixon di Oliver Stone e Caccia a Ottobre Rosso di John McTiernan, farà «scomparire la professione».
Estratto da un articolo di Dario Colombo del 9 dicembre 2014 su www.lettera43.it