Dopo diversi incontri e dibattiti alla fine degli anni Sessanta i doppiatori decisero in piena autonomia di non prestare più la propria voce agli attori italiani, salvo in casi particolari.
Ciò tuttavia non bastò ad abbattere l’abitudine di girare i film senza curare molto il sonoro.
Per altro in certi casi risultava estremamente difficile sostituire la voce del doppiatore con quella propria dell’attore di solito doppiato.
Ciò avrebbe portato ad una disaffezione degli spettatori verso alcuni personaggi che si erano radicati nelle loro menti come corpi e voci.
Era il caso della coppia Bud Spencer (Carlo Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti), i quali si erano affermati anche grazie al lavoro dei doppiatori Glauco Onorato e Pino Locchi.
Fu così che Giuliano Gemma, Franco Nero, Fabio Testi, Ornella Muti, Agostina Belli recuperarono in parte la capacità di recitare con la propria voce, grazie anche ad una lenta trasformazione dei codici recitativi che non prevedevano più una dizione impeccabile, un’impostazione accademica o timbriche particolarmente eleganti.
Nel film “L’importante e amare” Massimo Turci, in qualità di direttore di doppiaggio, chiese a Fabio Tersi di scegliere tra la sua propria voce e la versione doppiata da Pino Colizzi.
In tutta onestà Tersi optò per il doppiaggio di Colizzi.
I tempi stavano cambiando rapidamente e gli eventi che si incrociavano sempre più disordinati crearono degli squilibri anche nel mondo del doppiaggio, dove tutto appariva statico e ripetitivo.
Il 1970 fu l’anno che segnò la chiusura definitiva con la prima fase storica del doppiaggio, circa quarant’anni densi di vicende cinematografiche celate alla maggior parte del pubblico.
In primavera la CDC subì l’ennesima scissione, causata dagli ultimi attori arrivati a metà anni Sessanta. Essi ritenevano l’ambiente inadeguato al rinnovamento.
Renato Turi, dal canto suo, aspirava a fondare una propria organizzazione.
Insieme a colleghi provenienti dalla CID e dalla SAS nel mese di Maggio diede vita alla CVD.
Tra i soci fondatori: Mario Maldesi, Wanda Tettoni, Oreste Lionello, Corrado Gaipa, Luigi Lamonica, Valeria Valeri, Giancarlo Giannini, Aldo Giuffrè.
Anche Emilio Cigoli con Gabriella Genta decise di fondare la Sincro Vox.
Il tempo delle cooperative con un numero stabile e elevato di attori era tramontato e negli anni Settanta il doppiaggio entrava in una nuova era, con una situazione che portava le organizzazioni a rivolgersi al libero mercato delle voci, ottenendo notevoli risparmi di tempi e costi.
Prima dell’avvento delle TV private e la conseguente esplosione della domanda di doppiaggio, le maggiori società videro nelle riedizioni dei film del passato un ulteriore fonte di guadagno.
Anche la Rai entrò in gioco, commissionando la rivisitazione dell’adattamento di vari film per rendere i dialoghi e la riedizione dei doppiaggi più attuali.
Ciò si rivelò un’ulteriore dimostrazione di quanto poco si tenesse conto del doppiaggio, che dopo l’onta del velo subì quella delle riedizioni, dando l’idea di rappresentare la parte di minor conto nella produzione di un film.
Quest’ultima attraversa molte fasi di trasformazione, ultima delle quali è il doppiaggio, che anche grazie al tempo si amalgama alle immagini, costituendo l’unicità del prodotto finito.
Ogni intervento finalizzato ad attualizzare una pellicola d’epoca ne altera inevitabilmente l’unicità e l’equilibrio formale,confinato nello spazio e nel tempo.
I ridoppiaggi sono giustificati dalle situazioni più problematiche, ma le vere ragioni di una riedizione hanno natura economica e in rari casi è necessario procedere ad un nuovo doppiaggio.
I motivi presentati sono: 1 usura della colonna italiana d’epoca, 2 perdita totale della colonna italiana d’epoca, 3 inserimento di spezzoni di pellicola censurati nelle edizioni d’epoca, 4 un più fedele adattamento ai dialoghi per una freschezza di linguaggio, 5 dotare il film di voci più aderenti alla versione originale.
Il fenomeno dei ridoppiaggi riguardò solo i film stranieri, escludendo quelli italiani che continuarono comunque ad essere doppiati.
I ridoppiaggi sacrificarono ingloriosamente ma inevitabilmente le voci che avevano fatto la storia come quella di Tina Lattanti, che nella sua lunga carriera aveva fatto sognare milioni di italiani.
La CDC, diventata nel mentre CD, dimostrò di essere ancora l’organizzazione di riferimento.
Nel tempo cambiò una volta di più nome, adottando quello attuale di SEFIT CDC.
Il doppiaggio, nato come espediente in una situazione di forte crisi, è ormai diventato canone estetico essenziale al gradimento del film da parte del pubblico italiano.
Le voci dei doppiatori, limpide, chiare e avvolgenti, vengono scelte non per la somiglianza con il timbro dell’attore sullo schermo, ma per la loro efficacia, la loro aderenza al personaggio, anche se a volte ancora oggi le due voci si eguagliano.
Mentre in america le star fondano gran parte del loro fascino su toni tal volta sporchi e sgraziati su una parlata veloce trasandata, l’Italia delle nobili arti esige degli eroi che sappiano parlare. Il cattivo non può quindi che avere una voce profonda e minacciosa e l’eroina una calda e sensuale. Sono film da ascoltare, tanto vengono curati dalla dizione.
Le scene in Italia si sentono meglio, quasi come quelle di un programma radiofonico, dove la limpidezza e l’incisività della parola devono catturare da sole lo spettatore.
Quello del doppiatore è un mestiere sempre più apprezzato, che da timido espediente per superare l’ostacolo del bando fascista, è diventato elemento indispensabile che arrichisce e potenzia il film. Quest’ultimo subisce in tal modo cambiamenti decisivi e inevitabilmente si allontana in parte dal prodotto voluto e realizzato dal regista, il quale ovviamente nulla sa e nulla può controllare di ciò che avviene in una nostra sala di doppiaggio. In proposito è bene far notare che le modifiche apportate in fase di registrazione si rivelano essere quasi sempre per il meglio.
Dagli anni ottanta, con il notevole aumento delle sale di doppiaggio e dell’innovazione tecnica, si assiste ad un’evoluzione del mestiere di attore/doppiatore. Ai professionisti si aggiungono voci minori, che si accontentano di compensi ridotti da parte dei committenti, i quali sempre più spesso non sono nemmeno i produttori dell’opera da doppiare. Si tende ormai a commissionare lavori per un prodotto facile e veloce, a scapito della sua qualità.
Il problema e molto sentito fra i doppiatori seri, i veri cultori di quest’arte, ma non così dagli utenti, né tanto meno dai media, ragion per cui questo sito si impegna a portare la questione all’attenzione di tutti i visitatori.
Fortunatamente la qualità media del doppiaggio italiano resta ai vertici mondiali. Ciò è però dovuto ai nostri doppiatori, i quali sempre sopperiscono ai problemi con la loro grande professionalità.
(brano realizzato in collaborazione con il Prof. Gerardo Di Cola)
Tratto dal sito www.doppiatoriitaliani.com di Davide Pigliacelli